6 agosto 2010

Mamma li batteri!

silvanascricci

Ho visto, recentemente, una pubblicità che inneggiava all’uso di un prodotto disinfettante ed antisettico per ogni occasione e in ogni momento.

Sali sull’autobus e, per non cadere, ti aggrappi ai sostegni?

Entri in un negozio e tocchi la varia mercanzia per scegliere quello che fa al caso tuo?

Salutando dai la mano ad un conoscente o al tuo vicino di casa?

Dopo sparati il prodotto in questione sulle mani, strofinale fino ad arrossarle, disinfettati con cura.

Trovo che questo messaggio, oltre ad essere profondamente diseducativo perché ci pone nella condizione di recepire pericoli in qualunque attività umana, sia anche estremamente pericoloso.

Pericoloso e deleterio per la nostra salute e per quella incolumità dalle malattie da cui intendiamo ripararci.

Bisogna riscoprire, almeno in parte, il vecchio detto: quel che non ammazza, ingrassa.

Non voglio certo, con questo, tessere le lodi alla sporcizia, al fetore, al sudiciume quanto esortare ad una sana igiene che non sconfini nella mania e nella paranoia indotte a fini di mercato.

Disinfettarsi, utilizzare antisettici e sterilizzanti ha un effetto paradosso che si risolve con una maggiore vulnerabilità del nostro organismo verso tutto ciò da cui intendevamo proteggerlo.

L’utilizzo topico e sistematico di tali prodotti ottiene il risultato di eliminare o ridurre il film lipidico della pelle rendendola più esposta agli agenti patogeni.

Un comportamento similare e speculare si riscontra nell’utilizzo degli antibiotici.

Al primo segno di tosse, al primo raschiamento in gola, al primo starnuto, alla prima raucedine ricorriamo ai farmaci, agli antibiotici a largo spettro, senza neppure sapere da cosa siamo affetti.

Sì perché ai virus l’antibiotico gli fa il solletico.

Ditemi chi di voi, andando dal medico, per descrivere i sintomi si è sentito rispondere: facciamo prima un tampone faringeo, un’urinocoltura per verificare se l’infezione è batterica e conoscere a quale antibiotico il batterio è sensibile.

Eppure questo corretto atteggiamento porterebbe a risultati importanti e duraturi quali:

1) sensibile riduzione della spesa farmaceutica nostra e del paese

2) sensibile diminuzione della farmaco resistenza che, sempre più si sta verificando.

Perché sappiate, carissimi lettori, che stiamo correndo un fortissimo pericolo di cui nessun Vespa e Co. ci informa.

Siamo stati, e sempre di più saremo, bombardati da notizie allarmanti e terroristiche su influenze aviarie, maiale e variamente zoologiche ma nulla ci viene detto sul fatto che siamo sempre più a corto di molecole che possano curare una bronchite, una cistite, una polmonite, una tubercolosi od una peste.

Abbiamo fatto un tale smodato e sconsiderato uso di antibiotici, nel mondo, da renderli sempre più inefficaci; e, torno a dire, non abbiamo più, da anni, nuove molecole.

Per darvi un’ideuzza del pericolo che stiamo correndo vi cito un piccolo esempio.

C’era una volta lo Stafilococco Aureo che si poteva trovare sulla nostra cute, nel nostro apparato respiratorio od urinario e che, quando dava di matto, si poteva battere 5 a 0 con la vancomicina.

Ora non è più possibile.

Il bastardo, per colpa nostra, ha sviluppate resistenza alla vancomicina e per batterlo a fatica (diciamo 1 a 0 con gol in zona Cesarini) ci vuole un mix di farmaci.

A fronte di oltre 100 antibiotici oggi a disposizione dei clinici, ci sono già almeno tre specie batteriche che non reagiscono a nulla, e parecchie altre sembrano prossime al cento per cento di resistenza ai farmaci.

Il paradosso dell’antibiotico-resistenza è proprio questo: più antibiotici circolano e più velocemente i batteri riescono a selezionare i geni della resistenza. Specialmente, come purtroppo avviene spesso, se la cura viene interrotta prima del previsto ed il farmaco non ha avuto tempo per distruggere tutta la flora batterica.

Il risultato, in questi casi, è che a sopravvivere sono i batteri più resistenti alla medicina, le cui successive generazioni saranno dunque più forti.

E il furbissimo paziente ha fatto del suo corpo un efficiente allevamento di batteri resistenti all’antibiotico.

Pensiamoci seriamente.

Non facciamo, quindi, un uso sbagliato di antibiotici, non interrompiamo prima del dovuto la terapia e non assumiamolo senza motivo.

Non facciamoci condizionare dalla recente, stupidissima moda di saponi e detergenti con l’aggiunta di sostanze antibatteriche, quasi che i pavimenti e i mobili di casa debbano trasformarsi da un momento all’altro in sala operatoria, e la nostra pelle sia pronta per essere utilizzata come lettino operatorio.

Già da tempo, l’Organizzazione mondiale della Sanità lancia appelli in questo senso, sia a medici e farmacisti, responsabili di distribuire antibiotici con troppa facilità, magari cedendo ad ingiustificate pressioni dei pazienti, sia alla “gente comune”, che continua ad usare farmaci contro i batteri anche quando la malattia è causata da un virus, come l’influenza.

Per prevenire le complicazioni, si dice.

Ma chi preverrà il ritorno della tubercolosi?

Nessun commento:

Posta un commento